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Bossing: l'abuso di potere sul posto di lavoro

Aggiornamento: 14 gen

L'ambiente lavorativo e le politiche aziendali sono tra i fattori che influenzano maggiormente le persone nella scelta della propria occupazione. Purtroppo a minacciare il benessere sul lavoro esistono diversi comportamenti inaccettabili, come il mobbing, le molestie o il bossing. Quest’ultimo, in particolare, è una tipologia di abuso sul lavoro che si concretizza in una serie di azioni persecutorie da parte di un dirigente nei confronti di un sottoposto.


Lo scopo, nella maggior parte dei casi, è quello di portare alle dimissioni volontarie il dipendente. Dunque, il capo tende ad abusare del proprio potere e degli strumenti di controllo a disposizione per mettere in atto diverse forme di molestie psicologiche.


Ma quali sono le ragioni del bossing?


Revoca di benefit, lettere di richiamo immotivate, demansionamento e pressioni psicologiche di vario tipo fanno parte di una strategia mirata all’autolicenziamento della risorsa. I motivi possono essere disparati: si ha la necessità di ridurre il personale; l’azienda intende investire in risorse più giovani; la persona non rende come dovrebbe.


Licenziare il personale, però, comporta costi e il rischio di azioni legali, e il bossing può apparire come una delle soluzioni possibili.


Tuttavia, i comportamenti scorretti nei confronti di un dipendente indesiderato possono ripercuotersi sull’intera organizzazione, minacciando il benessere lavorativo.


Contenuti dell'articolo:

Bossing: l'abuso di potere sul posto di lavoro

Cos’è il bossing? Ecco la definizione di bossing


Bossing è un termine di origine inglese derivato dalla parola boss, ossia la persona che esercita controllo o autorità sugli altri. Esso viene impiegato con un'accezione negativa per indicare il comportamento del datore di lavoro che sfrutta la propria posizione per umiliare i dipendenti.


Si tratta di una forma di mobbing verticale, dunque, che viene attuata direttamente dal datore di lavoro (il dirigente, il capo, l’amministratore).


Lo scopo dell’amministratore che esercita atti di bossing è di spingere il dipendente a consegnare le proprie dimissioni, attraverso azioni tese a umiliarlo, emarginarlo e penalizzarlo.


I traumi subiti dalla persona sottoposta a bossing, in genere, provocano forte stress e indebolimento psicologico.


Affinché si configuri il reato di bossing, la persona che mette in pratica le azioni lesive deve agire in modo doloso, ovvero con l’intenzione di denigrare e svilire il proprio subordinato. È proprio il dolo, infatti, l’elemento caratterizzante del bossing, a cui si associano:


  • situazioni svilenti per il dipendente messe in atto in maniera sistematica

  • reiterazione degli atteggiamenti per un tempo prolungato

  • effetti sulla salute mentale e fisica della vittima


In realtà il bossing non viene attuato solo all’interno del contesto lavorativo, in cui prende il nome di job bossing, ma anche in altre realtà. Le altre tipologie di bossing più comuni sono nell’ambito militare (military bossing), nella scuola (school bossing) e nello sport (sport bossing).



Bossing: l'abuso di potere sul posto di lavoro

Come riconoscere il bossing

Ma quali strategie utilizzano i datori di lavoro per far sì che i dipendenti si dimettano spontaneamente?


Per rendersi conto se un lavoratore sia o meno vittima di bossing bisogna innanzitutto considerare le sensazioni che prova in riferimento al contesto lavorativo:


  • Il lavoro provoca stress?

  • Si sente in ansia mentre svolge le sue mansioni?

  • Avverte un comportamento ipercritico nei suoi confronti da parte del capo?

  • Che tipo di accoglienza ha dai colleghi?

Rispondendo a queste domande si ha già maggior chiarezza sulla condizione. Tuttavia è essenziale valutare anche altri aspetti.


Il demansionamento è una delle strategie comunemente utilizzate nel bossing. In pratica al dipendente vengono attribuiti incarichi solitamente inferiori rispetto al proprio livello di inquadramento. Dequalificare il lavoratore ha lo scopo di indurre alle dimissioni figure non più necessarie all’azienda: in questo modo si evitano costosi licenziamenti con un migliore risultato per l’impresa.


Per alimentare la sensazione di inadeguatezza, poi, il lavoratore viene sovraccaricato di mansioni per portarlo allo stremo. Oppure gli vengono attribuiti compiti per i quali non ha le competenze, facendo aumentare i livelli di stress.


Le sanzioni disciplinari sono un’altra arma che può essere utilizzata impropriamente dal capo per vessare il dipendente oggetto di bossing.


Un ulteriore strumento non ufficiale è la black list delle persone da mandare via o che risultano inutili per l’organizzazione. In genere, la lista viene fatta girare nell’ambiente di lavoro, creando enorme tensione e nervosismo tra i dipendenti.


Il lavoratore indesiderato può essere escluso da ogni tipo di gratificazione o premio, o anche tenuto fuori dalle riunioni o all’oscuro delle comunicazioni destinate ai dipendenti.



Conseguenze per le vittime di bossing


Le vittime di bossing sono sottoposte a situazioni di logorio e frustrazione particolarmente difficili da tollerare. Questo può provocare conseguenze dal punto di vista psicologico che possono ripercuotersi anche sull’organismo:


  • esaurimento

  • burnout

  • depressione

  • insonnia

  • disturbi alimentari

  • mal di testa

Spesso, la presenza di tali problematiche spinge all’assunzione di psicofarmaci. Mentre molte persone tendono ad abusare di fumo e alcool in queste situazioni. Il malessere connesso al bossing sul lavoro va ad alterare di certo anche la vita privata del dipendente.


Bossing: l'abuso di potere sul posto di lavoro

Differenza tra bossing e mobbing


Sebbene il bossing sia una forma di mobbing, le due fattispecie si distinguono per alcune caratteristiche specifiche. In particolare, il mobbing viene esercitato da un superiore nei confronti dei propri subordinati; il bossing, invece, parte proprio dalla persona che è a capo dell’azienda (il boss o l’amministratore).


Inoltre, i comportamenti scorretti connessi al mobbing vengono esercitati indistintamente su tutti i dipendenti, mentre nel bossing sono mirati a una o più persone.


Quali sono le strategie in caso di bossing

Un lavoratore esposto a bossing può decidere effettivamente di cedere alle pressioni e dimettersi dall’azienda. Questo, tuttavia, implica diverse conseguenze pesanti per entrambe le parti:


  • l’ex-dipendente, infatti, rinuncia al lavoro, e con esso allo stipendio e ai benefit legati al suo impiego;

  • l’azienda, d’altro canto, perde una risorsa, rischia questioni legali per il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori e crea un clima di malessere tra i collaboratori.

Per evitare criticità simili, è possibile adottare soluzioni per la promozione del benessere organizzativo affinché le persone si sentano più accolte.


Noi di Qomprendo abbiamo progettato uno strumento per rilevare l’umore aziendale, semplice e intuitivo da utilizzare. Sulla nostra app ogni risorsa si senta libera di esprimere le proprie sensazioni rispetto al contesto lavorativo, in negativo o in positivo. Si tratta di un sistema che consente all’azienda di ottenere feedback in tempo reale e intervenire velocemente ogni qualvolta si presenti una criticità. Ciò si traduce in una riduzione delle dimissioni volontarie, nella creazione di un clima più inclusivo e, di conseguenza, in condizioni di maggiore produttività.


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